Era lo scontro del secolo! Dopo le lotte della generazione precedente fra Commodore 64 e Speccy (i computer della famiglia Sinclair Spectrum), ora toccava all'Amiga raccogliere il testimone e vincere un'altra guerra nel "sacro" (...e in seguito fallimentare!) nome di Commodore.
E ci riuscì, fra mille difficoltà.
Inizialmente, infatti, il Sixteen Thirtytwo di Atari (lo sapevate che era questo il significato, riferito alla CPU, della sigla ST?) sembrò spuntarla sul nostro amato Amiga, nonostante l'abisso tecnologico fra i due.
Tutto per un paio di fattori. Anzitutto, la velocità della CPU all'epoca si misurava in Mhz e pochi decimi di differenza significavano spesso qualche marcia in più.
Così, dire Atari ST con CPU MC68000 a 7,16 Mhz faceva più effetto che dire Amiga (PAL) cloccato a "soli" 7,09 Mhz! E poi c'era la porta MIDI, interfaccia che a quei tempi spopolava come la porta USB oggi, già integrata nel computer di casa Atari.
Però ci fu un terzo incomodo! Un fattore che, inizialmente sfavorevole, sulla lunga distanza spostò l'ago della bilancia a favore di Amiga: i videogiochi.
Inizialmente erano migliori su Atari ST ma poi, lentamente (ma mica poi tanto..), grazie alle capacità notevolmente superiori della macchina Commodore, la situazione si invertì completamente, sino ad arrivare ad opere d'arte assolutamente irrealizzabili su Atari ST.
Come Shadow of the Beast, ad esempio, che su Atari in seguito sembrava la caricatura di sè stesso.
Eppure, quegli stessi videogiochi che avevano portato Amiga a vincere questa guerra con il suo rivale, saranno nel corso degli anni la sua rovina.
Commodore non riuscirà (e non vorrà!) mai ad imporre un'immagine professionale della sua creatura, che si porterà appresso per sempre la brutta reputazione di macchina per videogiochi, eccetto un discreto successo in ambito video, grazie al famoso Genlock.
Amiga vinse contro Atari ST, certo. Ma fu forse una vittoria di Pirro?