lunedì 18 ottobre 2010

Amiga 3000, l'occasione mancata

Correva l'anno 1990, anno dei mondiali di calcio in Italia e in giugno trovo su MC Microcomputer (che rivista!) la recensione della nuova perla di casa Commodore, l'Amiga 3000. Erano tre anni che Commodore non introduceva nuovi membri nella famiglia Amiga, se escludiamo il 2500 che altro non era che un 2000 imbottito di schede d'espansione, una famiglia che cominciava a sentire pesantemente il peso degli anni.

Soprattutto a livello grafico, proprio il versante sul quale Amiga aveva eccelso all'esordio, adesso dava forti segni di invecchiamento. I PC viaggiavano stabilmente su risoluzioni VGA o SVGA a 256 colori simultanei a schermo, mentre Amiga era ancora fermo ai suoi 16/32 colori (64 in alcuni rari casi). Certo, c'era sempre stato il modo HAM a 4096 colori, ma presentava svantaggi non indifferenti quando si parlava di nitidezza e risoluzione. Stessa cosa dicasi per il sonoro, ancora fermo ai suoi 8 bit. E che dire della CPU? Un 68000 a poco più di 7 Mhz oramai era inadeguato per qualunque cosa seria, da un bel pezzo.

E Commodore cosa fece? Niente! O quasi...
Tutti aspettavamo con ansia il 3000, le indiscrezioni ce lo presentavano come una macchina dotata di un nuovo esaltante chipset con milioni di colori, audio a 16 bit e CPU 68040, appena presentata da Motorola.
Ma nisba! Commodore ci rifilò una macchina che altro non era che un 2000 in un cabinet lillipuziano, con un'architettura tutta a 32 bit (l'unica cosa davvero buona!), il solito chipset ECS, il solito audio a 8 bit, qualche modalità video nuova utilizzabile solo con monitor particolari e i soliti 32 colori. Niente 68040, ma "soltanto" un pur ottimo 68030 a 16 o 25 Mhz (fu commercializzato in due versioni). Insomma, nessuna rivoluzione. Niente di neppure lontanamente paragonabile al primo Amiga, a livello di impatto sul mercato e di confronto con la concorrenza.

Tra l'altro, come al solito, la casa madre non riuscì mai a dare una chiara immagine del nuovo nato, ad inserirlo in una specifica categoria, che fosse professionale o non. Si rimase sempre sul vago, sempre con la solita solfa di "only Amiga makes it possibile". Certo, ma di cosa stiamo parlando? Commodore certamente aveva la pretesa che l'utente si convincesse, anche nel 1990, che con l'Amiga 3000 si potesse fare qualunque cosa, in qualunque settore d'impiego, semplicemente perchè sul case c'era il nome Amiga! Ma nel frattempo la concorrenza aveva fatto passi da gigante, mentre Amiga era rimasta sostanzialmente ferma.

E così, purtroppo, anche questo - sia pur ottimo - Amiga 3000 fu un buco dell'acqua. Nessun clamoroso successo commerciale, non sfondò in alcun settore e con un costo alquanto elevato anche le vendite non furono certamente stratosferiche. E a nulla servì il tentativo successivo di riproporre la macchina in versione superpro, con case big tower. Ne furono prodotti e venduti pochissimi esemplari.
E Commodore mise un altro mezzo piede nella fossa da cui, da lì a 4 anni, sarebbe ineluttabilmente sprofondata!